3 DICEMBRE mercoledì

CANTIAMO A TE:

Ti do la pace

Ti do la pace perché ci credo
ti do la pace perché la vivo

ti do la pace perché la voglio
per te e per tutte le donne

e tutti gli uomini del mondo
ti do la pace perché ci credo.

Ti do la pace perché ci credo
ti do la pace perché la vivo

ti do la pace perché la voglio
per te e per tutte le donne

e tutti gli uomini del mondo

Ti do la pace
perché io spero che
la pace possa abitare
sempre
e nel creato
e in tutte le creature.
Ti do la pace
perché ci credo,
ti do la pace perché ci credo,
ti do la
pace, la voglio anche per te.

Ti do la pace
perché io spero che
la pace possa abitare
sempre
e nel creato
e in tutte le creature.
Ti do la pace
perché ci credo,
ti do la pace perché ci credo,
ti do la
pace, la voglio anche per te.

 

PER APPROFONDIRE… dalla Lettera Apostolica Admirabile signum FRANCESCO: sul significato e il valore del Presepe

Le Fonti Francescane raccontano nei particolari cosa avvenne a Greccio. Quindici giorni prima di Natale, Francesco chiamò un uomo del posto, di nome Giovanni, e lo pregò di aiutarlo nell’attuare un desiderio: «Vorrei rappresentare il Bambino nato a Betlemme, e in qualche modo vedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato, come fu adagiato in una greppia e come giaceva sul fieno tra il bue e l’asinello».[1] Appena l’ebbe ascoltato, il fedele amico andò subito ad approntare sul luogo designato tutto il necessario, secondo il desiderio del Santo. Il 25 dicembre giunsero a Greccio molti frati da varie parti e arrivarono anche uomini e donne dai casolari della zona, portando fiori e fiaccole per illuminare quella santa notte. Arrivato Francesco, trovò la greppia con il fieno, il bue e l’asinello. La gente accorsa manifestò una gioia indicibile, mai assaporata prima, davanti alla scena del Natale. Poi il sacerdote, sulla mangiatoia, celebrò solennemente l’Eucaristia, mostrando il legame tra l’Incarnazione del Figlio di Dio e l’Eucaristia. In quella circostanza, a Greccio, non c’erano statuine: il presepe fu realizzato e vissuto da quanti erano presenti.[2]

È così che nasce la nostra tradizione: tutti attorno alla grotta e ricolmi di gioia, senza più alcuna distanza tra l’evento che si compie e quanti diventano partecipi del mistero.

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